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Nel settimo centenario della scoperta delle Canarie ALFONSO LICATA (*) - FERNANDO ACITELLI (**) Narrare la vita di Lanzarotto Malocello ebbene, Lanzarotto Malocello brilla — è come tracciare una traiettoria tra Genova ahinoi — per la sua assenza.  Che Lanza- e le Isole Canarie. E poi fissare il Cielo. Si rotto Malocello non goda della fortuna di potrebbe dire che il navigatore di famiglia lombo può anche essere nell’ordine delle preso in questa linea che unisce due luoghi cose, del resto, si sa come anche in epoche documenti disponibili ed è proprio grazie a accoglieva navigatori e uomini di scienza.
essi — alla esilità dei dati che contengono Si era accolti e dunque favoriti in un certo — che ci accingiamo a definire se non i progetto e in certe condizioni favorevoli, tratti umani e morali dell’uomo Lanzarot- anche religiose oltre che politiche. Usando to Malocello almeno il valore della sua im- un termine che può anche far sorridere ma presa. E se a storici di professione Lanza- rotto Malocello era già fatto accertato, valenza rilevante, sponsor, ecco, diciamo seppure da considerarsi, sotto certi aspetti, «minore», alla maggior parte delle perso- odierne American’s Cup, siamo assuefatti spessore culturale, il nome del navigatore all’idea di un sostegno economico che fa- non diceva nulla. Egli non esisteva. Del re- vorisca, con risultati più o meno brillanti, sto, pure a sfogliare un Manuale di Storia, la «messa per mare». All’epoca doveva anche il più conosciuto e a gran diffusione nelle scuole, di questa esistenza non v’è frasario era, naturalmente, del tutto diver- traccia. Si può risalire a un capitolo del so. Comunque, quello che più sta a cuore al Comitato Promotore per il 7° Centena- magari intitolato «Scoperte geografiche», rio della scoperta di Lanzarote è che il (*) Presidente del «Comitato Promotore per le celebrazioni del VII centenario della scoperta di Lanzarotee delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello (1312-2012)».
(**) Membro del «Comitato Scientifico per la vita e le scoperte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello».
Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova la di Lanzarote ci sarà più familiare e pro- lente d’ingrandimento di ultima genera- prio dalla pronuncia di questo nome risali- zione — Lanzarotto Malocello e la sua im- remo a un’esistenza. Dopo aver esposto lo collocato a pieno diritto se non in un’ope- Promotore, veniamo a tracciare di volo il ra come De viribus Illustribus (Vita di Uo- necessario «sapore d’epoca», e così capire mini Illustri) di Cornelio Nepote o nell’o- che tempo storico era quello di Lanzarotto pera Vite brevi di uomini eminenti di John Malocello, e quali scenari, quali persona- Aubrey, almeno in un breve capitolo della lità lo accoglievano. Quale il pensiero e le Storia Universale dove, crediamo, egli or- prospettive dell’Uomo verso il tramonto mai abbia diritto di cittadinanza. È anche un discorso rivolto alle generazioni future brevemente che i Liguri in generale e i Ge- e cioè chiedersi di continuo il perché delle novesi in particolare erano gli indiscussi cose, dei fatti che avvengono e soffermar- si «anche» sul mistero dei nomi perché proprio dietro i nomi, e dentro di essi, vi è Spagnoli e Portoghesi  ma nel Mediterra- uno scenario amplissimo di senso. Del re- sto, la parola Lanzarote, l’ascolto di un si- nautiche, di matematica e astronomia, essi primeggiavano. È la città di Genova il faro questo nome per un’isola?». Già, il miste- me detto, due attori notevoli: Pisa e Vene- zia. La prima con mire soprattutto di domi- fronte allo scenario di significati che ogni nio nel Mediterraneo, la seconda nel tenta- parola contiene. Verrebbe da dire che al- tivo di scalzare Genova dalla sua presenza l’origine d’ogni «filosofia del linguaggio» non soltanto nel Mediterraneo ma anche in c’è sempre l’uomo, il quale, grazie al suo quel «settore caldo», e a dir poco efferve- commerciale, che è la Porta d’Oriente; e così tutta la zona della Grecia, la regione degli Stretti, dell’Asia Minore, Cipro, i Luoghi Santi, l’Egitto fino a  definire la — ci si perdoni l’uso della parola «gran- cornice con una traiettoria sulla costa afri- dezza»; simile termine non vuole affatto suonare come distanza da tutto il resto ma, d’Ercole», l’attuale Stretto di Gibillterra.
al contrario, come sensibilità e momento di conoscenza, di apertura verso gli altri — al XIV secolo, non v’era punto del Medi- è nell’aver fatto riemergere un nome, quel- lo di Lanzarotto Malocello, da un fondale dalla Corsica alla Sardegna, dalla Spagna in cui era stato relegato. Ora, finalmente, all’Africa settentrionale, dal Regno di Na- poli al Regno di Sicilia, dall’Impero Lati- documenti; in questo caso la fantasia va a loro ignota la navigazioni fuori delle Co- braccetto con la speranza ma entrambe per lonne d’Ercole e infatti, pur non avventu- l’uomo sono un sostegno immenso), l’iso- randosi in mare aperto, nell’oceano vivo e Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova spettrale, era per loro itinerario normale in particolare è riferibile all’impresa dei lambire la costa del Portogallo toccando le fratelli Vivaldi, nel 1291. Genova a quel città di Lisbona e Porto; e poi la Francia con la città di La Rochelle fino a raggiun- Mediterraneo. Era una città operosa, con gere la città inglese di Southampton e poi l’occhio sempre puntato sugli orizzonti, la costa a nord delle Fiandre.  La scelta, l’attrezzarsi per l’oceano avverranno quan- scienza nautica, delle costruzioni, della do lo spirito d’avventura crescerà e le stru- mentazioni tecniche diverranno novità ef- gelosa della propria autonomia se anche il ficacissime. La bussola era giunta in Occi- Barbarossa dovette arrendersi permettendo dente al tempo delle Crociate e la «conta- minazione» con gli Arabi aveva avuto an- Consoli e di amministrare la giustizia sen- che questo come risultato importante; pare za influenza imperiale. Lo stesso Federico comunque che l’origine della bussola fos- II, dopo la morte del Barbarossa, tentò di se cinese. E poi l’astrolabio e le successive minacciare la città con una flotta da guerra carte nautiche permetteranno di conoscere le «pareti» dell’oceano e dunque di muo- costrinse la flotta imperiale a mutar rotta e versi con più disinvoltura e relativa sicu- dunque intenzioni. Il problema della con- rezza in spedizioni sempre più avventuro- duzione del governo fu sempre difficile a se. È un fatto, d’altra parte, che si cercava Genova e questo sia per lo scontro conti- la «fuoriuscita» dal Mediterraneo, ipotiz- nuo tra le famiglie nobili e sia per la con- zando nuove vie per l’Oriente e tutto que- trapposizione tra guelfi e ghibellini che sto per giungere nei luoghi che contavano toccò, appunto, anche la Superba o Domi- da un punto di vista delle mercanzie e de- nante, così com’era definita Genova. In gli affari senza incorrere di continuo nello città le maggiori famiglie come i Doria, i scontro su mare con i nemici di sempre. Il Spinola, i De Mari, i Centurione erano nel- periplo dell’Africa, dunque, per giungere guelfo si schierarono i Fieschi, i Grimaldi, vista degli affari. Era chiaro, dunque, che i Fregoso. Diciamo che la «fragilità» go- mettersi in viaggio verso l’oceano e non più, soltanto, navigando lungo costa, ri- grandezza della Superba sui mari e questo chiedeva una strumentazione più sofistica- anche quando, in una situazione delicatis- ta. Nell’antichità v’erano già stati casi ec- sima da un punto di vista politico, si passò cezionali di tentativi di circumnavigazione a una diversa forma di governo, ovvero al- dell’Africa e tra questi va certamente ri- l’esperienza del Capitano del Popolo, pri- cordato il «periplo di Annone», verificato- mo fra tutti Guglielmo Boccanegra. Costui si attorno al 450 a.C. E se il Portogallo e il Marocco erano praticamente affacciati sul- nuova figura che egli incarnò non riuscì a l’oceano e il loro rapporto con il mare ul- placare i dissidi tra le nuove famiglie bor- tra aperto era diverso rispetto a quello de- ghesi emergenti e che s’affacciavano sulla gli altri popoli proprio per questo loro con- scena politica e le vecchie famiglie nobi- tinuo «stare alla finestra» sul mistero, il liari. Dobbiamo a questo punto ricordare, primo tentativo serio di sfidare l’oceano in se non altro per mettere in evidenza la su- Età Medievale spetta proprio ai Genovesi e Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova vittoria della Meloria sui Pisani, il 6 agosto nova nell’aprile del 1291. Due le galee, 1284 e poi contro i Veneziani alla Curzola, l’Allegranza e il Sant’Antonio, e tanta spe- l’8 settembre 1298, dove l’eroe fu l’ammi- ranza. Che dei fratelli Vivaldi non si seppe raglio genovese Lamba Doria che sostitui- più nulla alimentò nel corso dei secoli tut- ta una serie di congetture e interpretazioni.
Corrado. Fu quella una grave sconfitta per i Veneziani alla cui guida era Andrea Dan- cronista Pietro d’Abano scriveva che si dolo. Questo è forse il momento più alto ignorava cosa fosse potuto accadere ai due della potenza genovese. Di volo si dirà co- fratelli Vivaldi. Nè l’oscurità cessò quando tante dopo la battaglia della Curzola  sia documento, il cosiddetto Itinerario di An- negli Stretti, con il controllo dunque sul toniotto Usodimare. In esso si parlava del- la traiettoria di viaggio dei due fratelli do- espansioni verso gli odierni Iran e Iraq. In po le coste del Marocco e così l’arrivo nel pari tempo fiorirono le colonie di Famago- Golfo di Guinea, tra il Senegal e il Gam- sta, Cipro, del quartiere Galata a Istanbul e bia. Inoltre si parlava dell’Etiopia ma nes- poi i possedimenti a Trebisonda, Sebasto- suno tra gli interpreti, leggendo di quella poli, Coffa, le isole di Lesvos, Chio, Creta, regione, ritenne che potesse trattarsi del- Rodi, e dunque Smirne ed Efeso. S’è detto d’una navigazione sicura, d’un veleggiare quasi in contemporanea, spuntò fuori, con una sorpresa che invase il cuore di tutti gli mezzi tecnici e strumentazioni non proprio sviluppati per la perfetta conoscenza dei importante dell’Itinerario; si trattava  di luoghi ma tutto questo non impedì ai fra- quel testo conosciuto poi con il titolo «Li- telli Vadino e Ugolino Vivaldi di mettersi bro del conoscimiento», scritto nella metà in mare. Più d’ogni novità tecnica, segnò quell’impresa senza ritorno  sia lo spirito lo. Anche qui resoconti, racconti, dettagli d’avventura — è indubbio per gente di ma- ma il senso del «vago» comunque resiste- re — ma anche il desiderio e l’esigenza di va né faceva avanzare d’un solo passo  i trovare  una nuova via per l’Oriente. Era fatti anche se a un certo punto stava scrit- pensiero ormai diffuso che le vie fino ad to: (.) «Questa città (Grasiona) è la capi- tale dell’impero di Abdeselib, parola signi- ricchi  potessero prima o poi chiudere op- ficante “servo della Croce”. Adbeselib è il pure avere in esse una sempre più limitata difensore della chiesa di Nubia ed Etiopia, possibilità di accesso. Si ritenne dunque e difende il Prete Janni, il quale è patriarca importante trovare una nuova via che ren- di Nubia e di Abissinia e governa moltissi- desse indipendente Genova e la sottraesse, me terre e parecchie città di cristiani. Ma soprattutto, a continui conflitti non soltan- sono di pelle nera e tracciano col fuoco il to con Venezia, anch’essa attrice principa- segno della croce come riconoscimento del con l’Oriente. E proprio per soddisfare ta- uomini tranquilli e di buoni sentimenti, e le esigenza — l’ennesima idea di autono- hanno discernimento e dottrina. Gli disse- ro, in questa città di Grasiona che ivi furon va — che i fratelli Vivaldi salpano da Ge- tradotti i Genovesi salvatisi dalla galea Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova Anche lui, come i Vivaldi, certamente con peva di ciò che fosse avvenuto dell’altra altro spirito, si sarebbe messo per mare in galea fuggita». La verità, forse, la saprà cerca di quella strada alternativa alle porte soltanto il sole che dall’alto osservò ogni d’Oriente. Vista dunque l’esilità dei docu- cosa e a noi non resta che ricordare come menti ci è consentito ipotizzare e quei po- chi documenti disponibili non saranno al- la galea sarebbe riuscita a circumnavigare tro che dei «lievi punti di ristoro» lungo l’Africa mentre invece l’opionione del fra- te francescano è diversa; secondo ques’ul- timo, infatti, entrambe le galee sarebbero riuscite nel progetto. Una cosa per noi è certa: se non vi fosse stata l’avventura sen- che il navigatore, d’illustre e antica fami- za ritorno dei fratelli Vivaldi, Lanzarotto Malocello non si sarebbe messo sulle loro viaggio, superando le Colonne d’Ercole. E questo, crediamo, in virtù di quello spirito un’atmosfera di maggiore serenità; e forse d’avventura ma anche saggiamente specu- si sarebbe fermato su quella «sua» isola lativo — da un punto di vista mercantile — che animò tutti i navigatori genovesi e i liguri più in generale. Lo storico George prendere il mare nell’interesse della sua Jehel parla di «strategia ubiquitaria»  a città alla quale quella strada alternativa era necessaria forse più d’un continuo sguardo fatti: «È noto che, fin dalla loro comparsa nell’età medievale, i Genovesi sono dap- locello è impresa ardua se non altro per disperdere le loro energie. Tutta la storia di l’esilità delle voci storiche a nostro favore.
Genova sta in questa ubiquità che produce nello stesso tempo forza e dispersione. È ovvio che i Portoghesi e i Marocchini oc- un’ Epoca remotissima durante la quale di cupavano il migliore posto di partenza per esplorare l’Atlantico e gli arcipelaghi del- rimento nell’apprendere come il «Periplo novesi a fare i tentativi più significativi in di Annone» sia noto come evento o impre- sa nel 450 a.C., mentre quanto possa esse- fratelli Vivaldi» (.). Dal suo punto di vi- sta sarà anche una «strategia ubiquitaria» non abbia sostegno di fonti o di narrazioni ma ci è difficile considerarla come disper- base storica. E se Lanzarotto Malocello si giovò della perizia e della valentia genove- mise per mare alla ricerca dei fratelli Vi- si, e questo in molti settori, dalla costru- valdi, noi crediamo che una simile impre- zione delle navi, all’attenzione per la tec- sa egli l’avrebbe concepita anche senza nica, una tecnica, sia detto, ancora agli al- quell’esempio che aveva davanti e che, in bori, allo sviluppo del commercio, al be- un certo senso, stava a indicargli la rotta.
nessere della città. Da non sottovalure in Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova ultimo il desiderio di favorire il «contatto galee, e questo attorno al 1340. È chiaro le galee lo è con la mente, con la Ragione francese «rischiarono» di francesizzare il anche se quest’ultima suole spesso dera- loro nome, che divenne più musicale, mu- gliare. Viaggiare è inoltre immaginare che tandosi infatti in Maloisel. Ed è a questo sentire uno studioso del calibro di Charles rotto Malocello. Ci stringiamo a quei po- chi documenti in nostro possesso e, per il della Biblioteca Nazionale di Parigi datato resto, lo avvistiamo nell’isola dove ap- 1659, la nobile famiglia normanna dei De Maloisel avrebbe asserito e dunque riven- buen retiro. I Malocello sono, come detto, dicato che un loro antenato, tale Lancelot nobile e antica famiglia. Se ne ha notizia Maloisel, avrebbe scoperto le isole Cana- già nel 1099 in cronache genovesi mentre un’isola chiamata dagli indigeni Titeroy- Console nel 1140; un Gio Malocello è fre- giato dello stesso titolo nel 1153. Accanto avendo come residenza un castello. Lì sa- a questi «progenitori», la presenza sul ter- rebbe rimasto per circa venti anni fino a ritorio ligure del ramo Malocello è attesta- che gli indigeni non lo avrebbero scaccia- to da atti notarili che per noi acquistano ri- to. Anche il frate spagnolo, autore del fa- levanza se non altro come fattore di conti- moso «Libro del Conoscimiento» riferisce nuità e dunque di presenza in quella costa di tale Malocello e del modo in cui costui effervescente. Atti notarili che, sebbene essenziali nella loro resa, ci fanno dono Questi fatti, sia di provenienza francese notarili che partono dal XIII secolo e che sono riferibili in particolare al 14 gennaio fu proprio Lanzarotto Malocello ad appro- 1222 e poi, per quanto riguarda il 1237, al dare nell’arcipelago e a prendere dimora 13 gennaio, al 17 febbraio, al 26 giugno, al lì, dando il proprio nome all’isola situata a 12 luglio e quindi al 17 e al 23 agosto. Tor- sud dell’altra isola denominata «Alegran- za». I resti del castello in cui visse Lanza- chiamarlo più «figurante» per come appa- rotto Malocello erano ancora visibili agli re indistinto nello scenario) tre fatti diven- avventurieri francesi Juan de Betancourt e gono per noi importanti per definire la sua Gadifier de La Salle quando questi giunse- anni dopo la fatidica data del 1312 sulla locello viene segnalato in modo inequivo- quale ormai tutti gli studiosi convergono cabile. In una sua carta del 1339 compare come «il» momento della scoperta, l’anno l’arcipelago delle Canarie e a una di que- ste isole viene attribuito, come si legge, il Malocello in particolare. Se la prima carta nome di Lanzarote. Il secondo fatto è rife- che menziona la «Insula de Lanzaroto Ma- ribile a uno scenario francese. Alcuni per- rocellus» è del 1339, una più tarda, datata sonaggi della famiglia Malocello si posero 1367, opera dei fratelli Pizigani, mostra al servizio della Francia come capitani di una particolarità, ovvero il disegno dello Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova Visione attuale del castello di Guanapay nell’isola di Lanzarote (Canarie) che sorge vicino Teguise,antica capitale di Lanzarote, riconvertito nell’attuale museo dell’Emigrante. Si pensa che sottole fondamenta di questo castello ci siano i resti dell’antica Torre costruita da Malocello(fonte www.comitatomalocello.it).
Colonne d’Ercole, vale a dire del fino ad quindi, come a sfumare all’orizzonte e ve- quell’Infinito di cui sentiamo la paura e l’oppressione ma verso il quale pure aspi- bandiera genovese distesa sul suolo dell’i- riamo. Certamente già nell’antichità v’era- sola, come segno evidente di un Jus di pri- no stati viaggi oltre quello Stretto e a que- sto punto varrà la pena di ricordare come Cielo e agli umani di quanto era accaduto.
già Erodoto nel V secolo a.C. parlava dei Cartaginesi spintisi oltre quel punto geo- con i quali si tenta di approdare (noi ades- grafico per commerciare con gli indigeni.
so approdiamo e anche il nostro è stato un viaggio) alla verità storica. O almeno a Marocco e nell’isola di Mogador. Altret- tanto certi furono gli spostamenti di Eu- astronomo greco del 4 secolo a.C. E inol- Lanzarotto Malocello e la strategia ubiquitaria di Genova Sant’Agostino e giunge al Boezio del De che visse tra il VI e il V secolo a.C., abbia consolatione phisosophie, l’intento è di al- compito l’esplorazione dell’oceano India- lestire una sorta di rifugio spirituale co- no per conto di Dario I re di Persia è ve- struendo un luogo mentale, di parole, do- ro. Vi è più d’un dubbio, invece, che Sci- ve trovare riparo  dopo la constatazione lace abbia compiuto il periplo delle Colon- della vita, le fragilità e le delusioni che se ne d’Ercole e il giro della Terra che a lui, ne sono ricavate. Eccolo ancora il Petrarca in più d’una occasione, sono stati attribui- ti. Anche il re di Mauretania Giuba II, se- tutt’i nostri lidi,/ne l’isole famose di For- tuna,/due fonti à: chi de l’una/bee, mor ri- che gli diede in sposa Selene Cleopatra, fi- dendo, e chi de l’altra, scampa. (.) Lanza- glia di Cleopatra e Marco Antonio, compì tanto mentale/spirituale ci arrivò per dav- quanto riguarda il suo approdo alle Isole vero e da lì più non si mosse. È probabile Fortunate, tutto resta ipotesi e resoconto che Malocello non fosse in quella posses- fragile,  inconsistente. Vi furono dunque sione che si raccomanda ai veri poeti ma è viaggi anche nell’antichità, veri, racconta- un fatto che in quel luogo dovette respirar- ti, supposti e poi ve ne furono di altri, per la sul serio la Poesia e dovettero senz’altro così dire letterari, poetici, soprattutto a giungergli trasparenti e nitide le pareti di opera del Petrarca, del Boccaccio, del Tas- quel ritaglio di mondo. Tra chi sognò liri- camente quei luoghi e chi vi finì senza più Fortunate, ovvero le Canarie, un luogo po- far ritorno in patria doveva esservi una mi- sto a breve distanza dal Paradiso, almeno steriosa complicità, il segreto di avergliela fatta all’umanità, e di aver finalmente tro- Petrarca — opera che s’inserisce sul solco vato «il» rifugio. Che poi il Paradiso fosse di una tradizione forte che dal Seneca più

Source: http://www.anmigalliate.info/Malocello.pdf

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International Journal of Ozone Therapy 8: 000-000, 2008 Safety of Topical Oleozon® in the Treatment of Tinea Pedis: Phase IV Clinical Trial S. MENÉNDEZ*, L. RE**, L. FALCÓN***, M.B. ARGOTE***, I. MÉNDEZ* D. FERNÁNDEZ****, B. ELÍAS-CALLE*****, M. VALERO**** * Ozone Research Center; Havana, Cuba** Molecular Pharmacology, Ancona University; Ancona, Italy*** Dr. Carlos J. Finlay, Hospital

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