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TABARìN (TABARINA) ~ s.m. (s.f.)
in italiano, ma con tutt’altro significato – ci è stato segnalato da Giamberto Giorgi confronti di bambini o di bambine (Poli). TACCHINA’ ~ intrans. Coniugato come
TAGOLÓN ~ s.m. Grosso tavolo di noce
ama’. Correre velocemente, di gran carrie- o di castagno. La parola è citata al plurale ra. Battaglia, XX, 654 attribuisce al verbo il (i tagoloni) tra quelle tipiche locali dal pe- significato di ‘corteggiare insistentemente una donna’. Questo valore potrebbe averlo (o averlo avuto) anche il verbo garfagni- TAJA’ ~ trans. Coniugato come i verbi
no, quantunque non ci sia mai capitato di in ‘ia’’. Tagliare, fendere con una lama o sentirlo impiegare in questo senso; ciò di- altro strumento, produrre un taglio, pra- ciamo non solo per analogia con la lingua ticare un’incisione. Il motivo per cui si italiana, ma anche perché il dialetto garf. riporta questo verbo (che, tranne la j al posto delle consonanti gl e del consueto moto nel senso di ‘corteggiare’, proprio a troncamento dell’ultima sillaba, non pre- somiglianza di quanto fa la nostra lingua senta divergenze con l’italiano) è che esso nazionale (si pensi, ad esempio a ‘correr viene riportato più volte dal giornale “La dietro’), assumendo, in tal caso, valore Dal lat. taliare derivato da talea ‘ba- TACE’ ~ intrans. Pres. indic. io taccio, tu
stoncino’ e, più propriamente, ‘ramoscello taci…essi tacciono (tàcino); pass. rem. io tacqui (oltre a tacétti) ecc.; part. pass. ta-ciuto. Tacere, non parlare, non dir nulla, TAJARìN ~ s.m. Usato pressoché esclusi-
star in silenzio. Il verbo non diverge dalla vamente al plurale tajarìni indica un tipo di pasta – conosciuta altrove come ‘fettuc- la in quanto è, rispetto alla nostra lingua cine’ (o ‘taglierini’) – ottenuta mescolando ufficiale, assai meno usato; il dialetto garf. uova, farina e sale, stesa con il matterello infatti preferisce impiegare ’un parla’, sta’ e quindi tagliata (donde il nome) a stri- zitto, tranne nei casi in cui il verbo viene sce sottili. La loro preparazione tipica è unito a vole’ (vói tacé?).
con il brodo di fagioli, piuttosto denso, al quale è consigliabile aggiungere un po’ di olio d’oliva buono ed un pizzico di pepe. TAFFIA’ ~ trans. Coniugato come i ver-
Nel linguaggio parlato non è raro sentir la bi in ‘ia’’. Mangiare. Il vocabolo, tipico del variante tajerini, più vicina all’espressione dialetto corfinese, si trova inserito nella Evidente è la radice di taja’.
Da taffio ‘lauto pranzo’, voce centro- TAJO ~ s.m. Solco che rimane nel cam-
po fra le parti vangate. Fa menzione di
TAGLIÓLA ~ s.f. Arnese di ferro a forma
di cuneo, di piramide rovesciata che si usa- dola tra i vocaboli tipici di Sillico, nella va per spacccare la legna battendovi sopra lista da lui compilata al riguardo (ved. con il maglio. Il vocabolo – presente anche TALLI’ ~ intrans. (raramente trans.) Co-
TANÀJORE ~ s.f.plur. Strumento di
niugato come i verbi con suffisso ‘isc’. Ger- mogliare, germinare; è verbo di uso non ferrare e stringere con forza. Tenaglie o giormente impiegata è il part. pass. tallito tanaglie. Il vocabolo è usato pressoché Battaglia, XX, 695 lo dà come denom. da la lingua italiana, anche il dialetto della ‘tallo’ per il quale propone una derivazione Garfagnana conosce sia tanajore che te- dal lat. thallus e questo dal gr. thallòs ‘ger- najore; sembra tuttavia che le due parole moglio’, a sua volta derivato da thallo ‘fiori- sco, verdeggio’ di origine indoeuropea. italiano è più diffusa la forma ‘tenaglie’, nel dialetto tanajore. TALLITO ~ agg. partic. Germogliato,
germinato.
Derivato da un tardo lat. tenacula a sua Da talli’ (ved. la voce precedente).
TALLÓN ~ s.m. Germoglio, in particola-
TANìA ~ s.f. Litania, preghiera di invo-
cazione alla Vergine o ai Santi. In senso traslato ‘lunga serie di nomi’ ovvero ‘fila- TAMBERLÀN ~ s.m. Dicesi di persona
strocca noiosetta’ ed anche ‘discorso poco un po’ tonta, ma il vocabolo è usato anche in senso affettuoso per indicare una perso- Dal gr. litaneìa ‘preghiera’.
TANTI (A TANTI DI ) ~ locuz. idiom.
TAMBURLÁN ~ s.m. Sorta di alto tam-
garf. L’espressione, completata dalla pre- buro al fondo del quale si poneva un brace- re e in alto una rete metallica o una lamina d’aprile ecc.), equivale a dire ‘a gennaio, bucherellata ove veniva stesa la biancheria (ad aprile ecc) inoltrato’ e viene utilizzata ad asciugare. La parola – desueta come il in specie quando, due persone, al termine vocabolo italiano ‘tamburlano’ – si trova rivedranno (o che la cosa di cui avevano (ved. supra abba) nella poesia inedita “La parlato si verificherà) abbastanza avanti nossa Región” che recita: “Edè probbio bil- lina / e ci fa un soquanto gran / le fragole si cojon / insin col tamburlàn”.
TARABISSE ~ s.m. Persona insignifi-
Variante dialettale di tamburlo, voce sett. di tamburo, a sua volta dall’arabo tanbur (Battaglia, XX, 703) TARALLA ~ s.m. Nome di persona im-
TANAJÓN ~ s.m. Cervo volante, grosso
insetto i cui maschi presentano mandibole nel commentare la poesia di Bonini, Le prumesse dej omini, 58 aggiunge: “è sino- pensare alle corna dei cervi, da cui il nome italiano (Devoto-Oli, 455) o alle tenaglie to”. Taralla è comunque frequente, in que- (dal lat. tenacula), fonte del vocabolo dia- sto stesso significato, anche in altre zone TARDÉTTO ~ avv. Piuttosto tardi, sen-
roso dai tarli. Il termine si riferisce ai mo- za essere tardissimo. Abbiamo già notato bili ed alle altre cose di legno (ved. supra la curiosità del dialetto della Garfagnana di utilizzare la desinenza etto per indicare qualcosa a metà strada tra il grado positi- TARÓLO ~ s.m. Buco di tarlo. Il vocabo-
vo e il diminutivo vero e proprio (maletto, lo è incluso da O. Bonini nell’elenco da lui messo insieme di termini tipici della zona TARLITO ~ agg. Tarlato, roso dai tarli.
TARPATA ~ s.f. Impronta di scarpa, più
Da tarlo, a sua volta derivato dal lat. volg. tarmulus, dimin. del class. tarmes ‘tarlo’ (Devoto-Oli, 2435).
TARPÓN ~ s.m. Ratto, topo di fogna.
Il vocabolo deriva da talpa, con cam- TARMI’ ~ intrans. Coniugato come i
biamento della l in r, a sua volta dall’ iden- verbi con suffisso ‘isc’. Tarmare, esser roso, tico termine lat., probabile voce prelat. di sforacchiato dalle tarme. Il verbo è ripor- origine incerta (Battaglia, XX. 699).
tato da Baldisseri, op. cit., 137). Dal lat. tarmes ‘termite’.
TARTABISSA’ ~ trans. Coniugato come
ama’. Snervare, tartassare, agire sugli altri
TARMìTO ~ agg. partic. Guasto, roso,
in modo insistente e negativo. Si dice co- rovinato dalle tarme. Il vocabolo ha perso la natura participiale per divenire aggetti- vo vero e proprio (’un mi da’ quella sciarpa ch’edé tutta tarmita!).
TARUZZÓLO ~ s.m. Pannocchia di gra-
noturco senza chicchi. Torsolo.
TARO ~ s.m. Barattolo. Il vocabolo ci è
stato segnalato come tipico della zona di
Vergemoli.
TASCHÉTTO ~ s.m. Sacchetto, in par-
ticolare piccolo contenitore che si può mente sia ricondiucibile a ‘tara’, il peso portare in tasca per contenervi gettoni o degli imballaggi, dei recipienti, poi – per metonimia – riferito solo a questi ultimi.
interna degli indumenti, specialmen-te maschili. Più tipicamente indica una TAROCCA’ ~ trans. Coniugato come
“sorta di sacco legato in vita per riporvi le i verbi in ‘ca’’. Faticare, impegnarsi, su- castagne da riversare poi, una volta pieno, dare. Il vocabolo, tipico del dialetto di in un contenitore più capace, detto balla Corfino, può anche significare ‘dire cose che, a fine giornata, veniva caricato sul miccio (ved. supra) perché le castagne in Il verbo è presente anche in italiano, ma esso contenute potessero esser portate al con il significato di ‘andar in collera, liti- metato o essere pistate (“Prodotti tipici e gare’, ed anche di ‘contraffare’ e deriva, se- cicli produttivi”, cit., 88). condo Battaglia, XX, 743 dal lat. altercari.
maggior credito è quella che fa derivare la TAROLATO ~ agg. Tarlato, aggredito e
parola dal germ. taska (Palazzi, 1228).
TASSELLA’ ~ trans. Coniugato come
diano le due tesi facendo derivare il verbo ama’. Far un tassello su qualcosa; non dall’incrocio di taxare con gustare. esclusivamente in un cocomero, come scrive Nieri, 232, anche se certamente in TASTÓN (TASTONI) (A) ~ locuz. avv.
tal senso il verbo è usato con frequenza ad indicare l’operazione consistente nel dove si va, toccando di qua e di là per tro- praticare un’incisione quadrata in questo vare un minimo di orientamento (cfr. Bal- frutto così da estrarne un pezzo di polpa e sentir se è più o meno buono. Ma si può Per l’etimologia ved. supra tasta’. tassella’ anche una forma di cacio (sempre per valutarne la bontà) o un pezzo di le- TATA ~ s.f. Poli include nella sua raccol-
gno per ricavarne una piccola parte allo ta di vocaboli garfagnini, con il significato scopo di fermare un tavolo che balla, un di ‘zia’, questa parola che, per la verità, ci sembra comune in tutta Italia, sia pur con Per l’etimologia ved. infra tassèllo. il più esteso significato di ‘donna che si prende cura di un bambino non suo’.
TASSÈLLO ~ s.m. Pezzo di legno, pietra,
metallo che entra esattamente ove sia una
TATEO ~ s.m. Il vocabolo viene riportato
rottura, una crepa ovvero sotto il piede di nella raccolta di vocaboli tipici della Gar- un mobile che necessiti di un rialzo per ri- che gli attribuisce il significato di ‘gay’.
vimento. Tipico tassello è l’incisione fatta su un cocomero (ma anche su un pezzo di TAVÈLLA ~ s.f. Laterizio assai largo, ma
cacio) per estrarne un pezzetto e valutarne di poco spessore che viene impiegato spe- Dal lat. tessella, dimin. di tessera ‘piccola solai. È usato anche nella variante tabèlla lastra quadrata’. Tèssares in greco significa e, ancor di più, alla forma accrescitiva ta- ‘quattro’ e tanti sono di norma i lati della vellón o tabellón (ved. infra).
radice, deriva dal lat tabula ‘tavola, asse, TASTA’ ~ trans. Coniugato come ama’.
Toccare ripetutamente e leggermente per ritrarre una sensazione tattile (Pennacchi, TAVELLÓN ~ s.m. Laterizio assai largo
Cacciatori d’oggi, 34: “Nun trovai poso / e basso, internamente cavo che si inserisce finché le bestie nun andai a tastà”). Il verbo nelle longarine per realizzare solai o per si usa anche nel significato di ‘assaporare, coprire il tetto. Come si è detto a proposito assaggiare, sentir il gusto di qualcosa’ (pro- di tavèlla, è comune la variante tabellón.
va a tasta’ questo vin: per me sa di tappo). Dall’unione delle parole latine tangere TAVOLÉTTO ~ s.m. Piano formato da
‘toccare’ e gustare ‘assaporare’ (Borgono- assi di legno che serve per impastare la vo-Torelli, 292 e Passerini Tosi, 1552); Me- stica invece propende per una derivazione ni, tordelli, tajerini, ravioli oppure torte e dal lat. taxitare, intens. e frequent. di taxa- ciambelle, ovvero, se non si dispone della re e questo a sua volta intens. e frequent. madia, quando si vuol fare il pane. Sul ta- di tangere ‘toccare’. Devoto-Oli, 2439 me- voletto veniva anche versata la polenta per farla sfumare un po’ prima di affettarla Dal gr. tèganon ‘padella’ (Palazzi, 1232). Dimin. di ‘tavolo’, voce masch. di ‘tavo- bolo (in origine tàghenon) è “di probabile la’, dal lat. tabula di origine incerta (Batta- TEGLìNA ~ s.f. Tappo di metallo delle
TAVULìN ~ s.m. Tavolo. Il vocabolo vie-
bottigliette di birra, aranciata o di altre be- ne usato senza considerare l’accezione di- vande analcoliche, spesso gassate. I ragazzi minutiva: è tavulìn, infatti, anche la tavola le utilizzavano per un gioco di abilità con- dove si mangia; tuttavia quando il vocabo- sistente nel far percorrere alle tegline dei lo è accompagnato al verbo ‘apparecchiare’ tracciati disegnati per terra, dai cui mar- si preferisce la forma ‘tavola’ o ‘tavolo’.
gini non dovevano uscire per non subire delle penalizzazioni. Naturalmente vince- TÉCCH(IE) ~ agg. Il vocabolo si trova ri-
va chi tagliava primo il traguardo con la portato nella raccolta di vocaboli corfinesi sua teglina. Secondo la fantasia dei bimbi, di Maria Luisa Santini con il significato di il gioco poteva avere anche altre varianti. Nel secolo scorso le tegline presentavano spesso disegni e figure originali ed erano TECCHIÓN ~ s.m. Materiale di scarto,
oggetto di collezione, non solo da parte calcinacci, mattoni, sassi risultanti dall’av- venuta demolizione di un edificio o di al- È chiara la derivazione da téglia (dal lat. tegula), in ragione della forma di questi tappi.
TÉCCO ~ agg. Duro, rigido, resistente,
che non si piega e non si scalfisce. L’ag-
TELA’ ~ intrans. Coniugato come ama’.
Scappare, svignarsela. Il vocabolo si trova pane, per indicare quello ‘raffermo’; per impiegato anche in altri dialetti, specie di estensione irrigidito (son tecco dal mal di TELAIO ~ s.m. Fuga. Vocabolo riferito
long. tichi; la cosa suscita qualche perples- sità, non in sé e per sé, ma per il fatto che nella sua raccolta di termini tipici del dia- lo stesso Autore precisa come tale parola abbia il significato di ‘grasso’ che con tecco non pare aver molto in comune.
TELÀNCHIORA ~ s.f. Odorico Boni-
ni ci fa sapere che con questo termine si
TEGAME ~ s.m. Recipiente di cucina ro-
identifica, nella zona di Sillico, la ‘tela del tondo, di ferro, alluminio o terracotta con due manici anche se alcuni sono dotati di un manico solo piuttosto lungo. Con lo TELÈFRAGO ~ s.m. Telegrafo. La meta-
stesso termine si indica anche una prepa- tesi, che si udiva a volte in passato, non si razione culinaria consistente in un misto sente più, come, per la verità, non si sente di verdure passate al forno con olio e sale. più neppure ‘telegrafo’ forse perché ormai In senso traslato ‘donna di facili costumi’, questo strumento è scomparso dal novero anche se non necessariamente ‘prostituta’.
La parola italiana deriva dal franc. tele- graphe, neologismo composto dai vocabo- singolare e per la terza plurale (Bonini, li greci tele ‘lontano’ e grafein ‘scrivere’. Mia lascia i chiodi ne’ buchi vecchi, 18: “A pensacci direi una risia, / ma tenghiansela TEME’ ~ trans. Coniugato come crede.
drento e lasciàm fa’”). Tale radice è con- Temere, aver paura di qualcuno o di qual- servata anche al presente congiuntivo (in cosa che possa farci o procurarci del male, tutte le persone, anche se va scomparendo ovvero aver paura di poter dispiacere ad alla seconda plurale) ed alla terza persona altri con i propri atti o le proprie parole. singolare e alla prima e terza plurale del- Non aver fiducia, credere di non esser ca- paci di far qualcosa. In queste accezioni Dal lat. tenere, probabilmente con la tuttavia il verbo non differisce dal comu- ne significato dell’italiano ‘temere’, ma nel dialetto della Garfagnana il verbo è utiliz- TÈNEBRA ~ s.f. Strumento di legno di
zato, unito al vocabolo ‘solletico’, nel senso forma vagamente cilindrica all’interno – assai meno comune nella nostra lingua del quale una sorta di martello, di batac- ufficiale – di ‘soffrirlo’ (’un mi tocca’ con chio, azionato da una manovella esterna, quel filo d’erba; lo sai che temo il solletico!).
provocava, battendo contro le pareti della Dal lat. timere ‘temere, aver paura’.
scatola, un suono sordo. Veniva impiegato dal sagrestano o da un suo incaricato, du- TÈMPIA ~ s.f. Asse di legno, stecca assai
lunga, tirante che fissa la paglia sul tetto delle capanne, spertécchia (ved. supra). pane venivano legate. In quei giorni non era possibile avvertire i fedeli che stava ché da Battaglia, XX, 843 che lo fa derivare iniziando la Messa utilizzando il sistema dal lat. templum ‘tempio’.
consueto ed ecco allora che l’annuncio delle funzioni era dato passando per le vie TENÀJORE ~ s.f. Tenaglie. Vedi tanàjo-
del paese, girando la manovella della tene- bra. In tal modo lo scopo era raggiunto e le campane potevano restare legate, come TENE’ ~ trans. Pres. indic. io tèngo, tu
voleva la liturgia. In altri luoghi della Gar- tieni, egli tiene, noi teniàn (tenghiàn), voi fagnana si usava l’espressione gràcida o tenéte, essi tèngon (tènghin); pass. rem. io gràcita (ved. supra), riportata anche dal tenétti (ténni), tu tenésti, egli tenétte (tén- giornale “La Garfagnana”. Oggi l’usanza e ne), noi tenimmo (tenémmo), voi tenéste, con essa lo strumento relativo è completa- essi tenéttero (ténnero); part. pass. tenuto. Tenere, aver in mano, stringere qualco-sa e non farla cadere. Spesso viene usata TENEBRÓN ~ s.m. Tenebra più grossa
la variante con la i al posto della e nella di quelle normali. In alcuni paesi, come, radice, tine’ (Bonini: Mia tinìssela com’è, ad esempio, a Sassi, dove il campanile ave- 28). Tipica è la conservazione del tema va tre campane, anche le tenebre da azio- teng alla prima persona singolare (io ten- nare durante la Settimana Santa erano tre, go) ed alla prima e terza persona plurale di cui una, più grossa delle altre, detta ap- (noi tenghiàm, essi tèngon, tènghino) del punto il tenebrón, rappresentava in qual- presente indicativo, che la lingua italiana TÈNNICA ~ s.f. Tecnica, complesso
una è grande, una media ed una piccola) delle regole dettate dalla scienza o dal- nelle principali ricorrenze dell’anno li- l’esperienza che devon esser seguite per turgico. Così, con l’aggiunta di altri inte- praticare un’arte o un mestiere. La sosti- ressanti particolari, Lenzi nella sua tesi di tuzione al cn italiano della doppia n è una variante eufonica comune nel dialetto to-scano in genere ed in quello garfagnino TESÒRO ~ s.m. Cosa di valore, nascosta
strare d’esser proprietario. In questa ac-cezione, come in quella di persona cara, il TENUTA DEL CORPO ~ locuz. idiom.
vocabolo è comune alla lingua italiana. Si garf. Resistenza fisica (il Giovanni ha una riporta tuttavia questa parola per ricorda- tenuta del corpo da ’un crede). L’espressio- re come fosse comune nei nostri paesi, abi- ne è contenuta nella raccolta del maestro tati da gente, povera ma dignitosa, lasciar libero corso alla fantasia ed immaginare uno sbocco, un riscatto ad una vita mise- TÈRA ~ s.f. Terra, il terzo pianeta del siste-
ra e grama, vagheggiando la possibilità di ma solare, il suolo ove si cammina, la parte entrare in possesso di un favoloso tesoro, di esso che viene coltivata per raccogliere di cui si assicurava l’esistenza, nascosto in i frutti necessari alla vita, il suo strato su- qualche luogo sconosciuto ai più (tra le perficiale utilizzato in svariati impieghi. Il rovine di un castello, al fondo di una ca- vocabolo è frequentissimo nel linguaggio verna, nelle pareti di un metato) ed a volte parlato ed anche in poesia. Usato al plura- anche protetto dal diavolo (sotto forma di le, unito al verbo anda’ (anda’ per le tere) animali feroci), e che nessuno aveva mai significava ‘andare all’estero’ (così riferisce qualcuno, presto o tardi, avrebbe potuto far proprio (Cfr. L. Rossi, op. cit. 62). TERAGIGLIA ~ s.f. Argilla, materiale
impiegato nell’industria dei laterizi e del-
TESSÀNDORA ~ s.f. Donna che tesse,
la ceramica. La parola italiana sottende il tessitrice. La parola è riportata nella rubri- vocabolo ‘terra’ che inizialmente si accom- ca ‘Parole del dialetto nostro’ dal periodico pagnava ad ‘argilla’ per qualificarla e spe- cificarla. Anche nel dialetto della gente di Garfagnana si usa spesso il vocabolo giglia da tessandola, a sua volta sincopato di tes- da solo, senza l’aggiunta di tera , ma non è serandola (Battaglia, XX, 981).
raro sentire pure teragiglia nel quale tera non è più una parola separata e distaccata TESTACCHIÓN ~ s.m.Testone, duro
da giglia, per indicare di quale terra si trat- di comprendonio: così Gian Mirola, op. ti, ma ha formato una voce unica, fonden- TÉZZO ~ agg. Teso e, per estensione,
TÈRZO ~ s.m. Suono festoso di tre cam-
pieno, satollo. Simpatica l’espressione esse pane (quante sono, non di raro, quelle dei cusì tézzo che l’istòmbico ’un fa’ una grinza, campanili di vari paesi garfagnini, di cui usata per indicare d’aver mangiato assai. TIN ~ s.m. Infarto. Così chiarisce il Poli,
cabolo il significato di ‘rigido, irrigidito’, riportando questo curioso vocabolo nella lo definisce ‘voce lucchese’, senza offrire sua raccolta di termini tipici del dialetto ulteriori chiarimenti, mentre Nieri non lo include neppure nel suo vocabolario. Vien fatto di pensare che gli autori del Grande TINCALÓN ~ s.m. Scorbutico (ved. in-
Dizionario della lingua italiana possano aver fatto confusione con técco (che signi-fica appunto ‘duro, rigido’) ovvero che té- TINCÓN ~ s.m. Scorbutico, asociale,
cco sia da ricondursi a tézzo (anche perché l’etimologia che lo stesso Battaglia propo- Battaglia, XX,1043 riporta tinco dicen- ne per técco (ved. supra) lascia perplessi. dolo vocabolo usato per indicare lo scar-so valore o la poca autorevolezza di una TÉVOLO ~ s.m. Tegola. O. Bonini in-
persona e ricollegandolo a pinco ‘balordo, clude tra i vocaboli tipici di Sillico questa minchione’. Tuttavia non sembra sia que- sto il significato della parola nella parlata variante fonetica di ‘tegolo’ o ‘tegola’.
TIGNA ~ s.f. Cocciutaggine, caparbietà;
TINÈLLA ~ s.f. Vasca più piccola del
ostinazione, testardaggine e, per estensio- tino che si usa per raccogliere il vino sotto ne, avarizia. La parola indica (forse ori- ginariamente) la ‘rogna’, malattia portata dai pidocchi o dagli acari, come dimostra TINTA ~ s.f. Ovviamente significa so-
l’etimologia, dal lat. tinea, ‘pidocchio’. stanza, materia con cui si può tingere, co- lorare qualcosa, nonché il colore assunto Garfagnana però questa accezione – forse da una cosa che è stata dipinta. L’accezione perché la malattia è fortunatamente quasi più tipica del vocabolo nel dialetto garf. è scomparsa – è oggi meno frequente delle però nel senso di ‘specie, tipo, genere’ (Bo- nini, Mia tinissela com’è, 28: “Donna di tal tinta / un ci pol’esse”).
TIGNÓSO ~ agg. Cocciuto, testardo
e insistente. Dicesi di persona che abbia
TIRA’ ~ trans. e intrans. Coniugato come
sempre qualcosa da ridire o di animale che ama’. Tirare, muovere per tendere e avvici- non molli la presa. Per estensione, ‘avaro, nare a sé. Scagliare, gettare, lanciare. Unito gretto’. Naturalmente il vocabolo si usa an- a via significa ‘togliere, tralasciare’ oppure che per alludere agli animali che abbiano ‘fare alla meglio’. Come intransitivo, se- contratto la rogna, ipotesi rara al giorno guito da avanti equivale ad ‘arrangiarsi, far una vita faticosa’. Alla forma riflessiva, unito a su è usato nel senso di ‘riprender- TIMPELLA’ ~ intrans. Coniugato come
si’. Il verbo, che non diverge nel significato ama’. Pencolare, ondeggiare. Il verbo pri- dall’italiano ‘tirare’, viene riportato per il mariamente si riferiva al momento in cui la trottola, per l’esaurimento della forza po assai diffuso, consistente nel cercare centrifuga, comincia ad oscillare, lascian- di scagliare il più lontano possibile una do capire di essere prossima a fermarsi.
forma di cacio facendola correre sul ter- reno rotolando su se stessa. Tale gioco era TIRO 1 ~ s.m. Lancio, getto di qualcosa.
detto tiro della forma e l’attività relativa Usato in senso assoluto indica il gioco del appunto tira’ (Per qualcosa in più di un ‘tiro della forma’ relativamente al quale si semplice approfondimento, ved. A. Rossi, rimanda a tira’ (ved. supra), ma soprattut- Il tiro della forma in Folklore garfagnino, to al lavoro di Lorenza Rossi ivi citato.
Lares, anno XXXIII, fasc. III-IV 1968, pag. 199 sgg. nonché l’ampia sintesi contenuta TIRO 2 (ESSE A) ~ locuz. idiom. garf.
nel volume di L. Rossi, cit., 238, sgg). Non Espressione che si dice con riferimento a estraneo al dialetto garf. è anche il signifi- cosa maturata al punto giusto, che è dun- cato di ‘attirare’ (Pennacchi, L’Alfredo, 141: que pronta per esser mangiata (le cerage “Ci trovo sempre amichi: è un bon locale / e gente sempre tanta ci ni vedo; / ma chi tira di più edè l’Alfredo / che ci sa fa’ quel TISICHÈLLA ~ s.f. Persona di poca sa-
lute. Nello Guido Poli riporta anche il si- Dal lat. volg. tirare, dal class. tiro ‘reclu- gnificato di ‘specie di dolcetto dalla forma È evidente la radice di tisi dal lat. phthi- TIRA’ A TUTTI I PITTIERI ~ locuz.
sis che deriva dal gr. phthisis ‘consunzione’ idiom. garf. Espressione utilizzata per in- dicare un approfittatore (è un che tira a mento al primo dei significati forniti.
TISTINA ~ s.f. Gioco del testa o croce.
TIRABUSCIÒ ~ s.m. Cavatappi. Dal
francese tirebuochon, con il medesimo si-
TIZZÓN ~ s.m. Tizzo o tizzone, pezzo di
gnificato; è divenuto in Garfagnana voca- legno o carbone bruciato o che sta ancora bolo ben più diffuso del termine italiano, bruciando. Per estensione persona dal ca- come peraltro è successo in molte altre rattere difficile e senza scupoli (spesso, in tal caso, nella locuzione tizzón d’inferno).
Dal lat. titio ‘tizzone’ (Campanini-Car- TIRAFILO ~ s.m. Erba comune che può
boni, 704), etimologia su cui concordano esser mangiata lessata, ma usata anche per far impacchi su brufoli e foruncoli.
TOCCHEGGIA’ ~ trans. Coniugato
TIRAFORA ~ s.m. Cassetto, tiretto di un
come i verbi in ‘gia’’. Provocare piccoli rin- tocchi delle campane per attirare l’atten-zione della gente (Baldisseri, op. cit., 137).
TIRÉTTO ~ s.m. Cassetto, generalmen-
te di modeste dimensioni, posto sotto il
TOCCHÉTTO ~ s.m. Pezzetto, per lo
piano del tavolo della cucina, nel quale si più di cibo (pane, carne, formaggio ecc.). tenevano le posate oppure i tovaglioli o Sovente si preferisce usare il diminutivo gli asciugapiatti. Era spesso dotato di una tocchettìn senza considerare che tocchetto maniglia o di un pomello per consentirne è già forma diminutiva di tócco (ved. infra la facile fuoriuscita dal suo alloggiamento.
tócco 1) (Pennacchi, Mangiari di casa no- Dall’incrocio del verbo tirare con cas- scia, 29: “pia un cunijoretto assai grassot- to / daje tra capo e collo un bel cazzotto / spella, sbuzza e poi taja a tocchettini / che alla porta; così pure è questo il senso del ’un siin né troppo grossi, né cicchini”).
vocabolo nell’espressione ‘tocco di classe’). Etimologia ignota, forse riconducibile a Ora ‘colpo’, anche nella lingua italiana, è tozzo, dal germ. stolz ‘cosa scorciata’ (Me- utilizzato per indicare un improvviso ac- stica, 1931) ovvero da ricollegarsi a tocca cidente fisico, per quanto l’accezione della ‘pezzo di stoffa’ (ved. infra tócco).
nostra lingua ufficiale sia assai più forte, alludendo ad un infarto o ad un’emorra- TOCCHIO ~ s.m. Animaletto che buca
gia cerebrale. Tócco come ‘leggera paralisi’ i fagioli o altro (così don Baldisseri che ri- è parola inclusa da “La Garfagnana” tra porta il vocabolo nella raccolta in calce al suo libro Cento racconti brevi).
TÓCCO 4 ~ agg. e s.m. Scemo, scemarel-
TÓCCO 1 ~ s.m. Colpo, ma più spesso
lo, individuo menomato nelle sue facoltà mentali. Il vocabolo è usato maggiormen- te tagliato di una sostanza commestibile te in tono scherzoso e confidenziale che (pane, carne, formaggio); la parola è pre- con vera e propria volontà offensiva.
sente, con varianti vocaliche, anche in altri dialetti: il piacentino, ad esempio, conosce TOFFO ~ s.m. Nella lista di vocaboli
tòc ad pan, ‘pezzo di pane’. Comune è, con della zona di Sillico messa insieme da O. lo stesso significato, tózzo (ved. infra). attribuito il significato di ‘pezzo di terra vazione da tocca, ‘pezzo di stoffa’. Mesti- ca, 1931 (ved. supra tocchetto) ritiene più Il vocabolo è ricordato con il significa- probabile una derivazione dal germ. stolz, to di ‘zolla di terra’ da Battaglia, XX, 1101 che propone una derivazione dal lat. tofus o thofus ‘tufo’.
TÓCCO 2 ~ s.m. L’una dell’orologio,
quando le campane della Chiesa battono
TÒGO ~ agg. Vocabolo che si sente di
un solo colpo. Poiché gli orologi dei cam- panili sono regolati sulla giornata di 12 ore, non della Garfagnana; si usa per indicare l’unico colpo delle campane può indicare una ‘persona buffa, estrosa’, dal caratte- così l’una dopo mezzogiorno, come l’una dopo la mezzanotte: tuttavia il tócco senza specificazione indica la prima ora pomeri- diana; la prima ora scandita dall’orologio dopo la mezzanotte è detta l’una (non il vamente l’ipotesi che il vocabolo derivi tócco) ed è accompagnata dal complemen- dall’ebraico tob o tov ‘buono, eccellente’. to di tempo (l’una di notte).
A puro titolo di curiosità ricordiamo che Cortellazzo-Marcato, 439 richiamano (per TÓCCO 3 ~ s.m. Leggera paralisi. Per
respingerla, se non altro per ragioni crono- logiche, essendo la parola attestata in To- la parola occorre considerare che la prima scana già nel 1865) la tesi – avanzata non definizione di tócco, nel dialetto garf. come sappiamo da chi – che ricollega il vocabolo in italiano, è ‘colpo’ (questo è il senso del al nome dell’ammiraglio giapponese Togo classico ‘toc’ che diciamo per un battito che nel 1905 distrusse la flotta zarista.
TÒMA ~ s.f. Formaggio sgrassato o sem-
gnana” riportando il vocabolo tra quelli Derivato da tumulus ‘tumulo, massa di cagio quando non è ancora del tutto pron- to per esser consumato e vien portato ugualmente in tavola suscitando spesso le TÓNDA 1~ s.f Girotondo effettuato
proteste dei commensali (ma questo ’un è dai maggianti (ved. supra) all’inizio della rappresentazione del maggio (ved. ancora L’etimologia della parola è incerta. Bat- taglia, XXI, 7 propende per una derivazio- ritmo del violino o della fisarmonica (Lo- ne dal lat. region. toma (forse dal gr. tomè ‘taglio’), vale a dire la stessa base del lat. tomaculum ‘sorta di salsicciotto’. Lo stesso Battaglia (op.loc.ult. cit.) poi esclude, come meno verosimili, altre ipotesi che fanno TÓNDA 2 (ALLA) ~ loc. avverb. Attor-
risalire la voce ora al lat. tumor ‘rigonfia- no, tutt’attorno. Nella fiaba Il mondo di mento’, ora al gr. ptoma ‘caduta’, ora ad una sotto, riportata da Venturelli, 53, il prota- base prelat. tuma ‘formaggio’.
gonista incontra una vecchia che, dice il narratore: “levava quell’erba che facea alla TOMAIA ~ s.f. La parte superiore della
tonda della su’ capanna”. Aggiunto a ‘gira- scarpa che fascia il piede. Come avviene, re, muoversi’ assume il senso di ‘darsi da ad esempio, per abbaìn, si tratta di pa- fare, rigirarsi in modo improduttivo e sen- za costrutto” (Bonini, La noscia fin, 21: “Le italiano, ma nella nostra lingua ufficiale nosce autorità enno cumpassi / che girino è termine proprio delle persone con una cultura medio alta, mentre in Garfagnana è usato comunemente anche da individui TONFA’ ~ intrans. Coniugato come ama’.
Cadere a terra, battendo fortemente; per- può ritenersi vero e proprio vocabolo della Deriva dal gr. tomàrion ‘pezzo di cuoio’ Da tonfo, vocabolo di origine onomato- TÓMBA ~ s.f. Liquame tolto dal poz-
TOPA ~ s.f. Volgarmente è la ‘vulva’, ma
zo nero. Il termine viene a volte impiegato il vocabolario indica una floscia berretta per metonomia ad indicare lo stesso pozzo di pelo o di feltro. L’omonimia ha dato origine ad una gustosa veglia contenuta nel volume “Stasera venite a vejo Tere’?” TOMBA’ ~ intrans. Coniugato come
ama’. Cadere per terra in modo pesante, Banca dell’Identità e della memoria – Luc-ca, 2007 pag. 91.
TÓMBOLO ~ s.m. Massa di polenta (di
granoturco o di neccio) versata dal paiolo
TOPACECA ~ s.f. Talpa, piccolo mam-
sul tavoletto. Così il periodico “La Garfa- mifero con unghie assai robuste in grado di scavar lunghe gallerie sotterranee. Pen- TÒPO 2 ~ s.m. Piccola tumefazione ton-
deggiante di colorito scuro che si forma stoso dialogo tra una bota ‘un rospo’ ed particolarmente sulle dita delle mani a se- appunto una topaceca nel corso del quale guito di un violento schiacciamento, senza questa replica alla prima – che si lamenta- rottura, di un pezzo di carne (ved. supra va del cattivo trattamento riservato dagli uomini ad animali come loro – osservan-do che, se anche altre bestie (come galline TÓPPA ~ s.f. Luogo limitato, in parti-
e maiali) ricevono più cure ed attenzioni colare in un bosco vocato ad una qualche dagli esseri umani, non si può ignorare raccolta particolare (s’ha vója di vini’ cun come poi finiscano in padella per cui, tut- me, ti porto in una selva dove so una tóppa to sommato, è meglio venir bistrattati che esser impiegati come pietanze e conclu-de: “in fondo siam affurtunate /…perché TORBATO ~ agg. Torbido, privo della
j’omi ènno avvezzi a rispettà /solo se ci consueta chiarezza e limpidezza. Il termi- mento al cielo nuovoloso (oggi è torbato). deva che la talpa fosse cieca: ecco dunque L’aggettivo è citato nel volume “La gente perché essa viene così chiamata. In realtà non è affatto cieca, ma lo sono i piccoli Forse dal tardo lat. torbus derivato da per qualche tempo dopo la nascita e ciò può esser alla base della convinzione po-polare.
TÓRBO ~ agg. Torbido. Il vocabolo si
usa con riferimento al vino quando non si TOPÉTTO ~ s.m. Gnocco. Il nome, assai
più simpatico di ‘gnocco’ (che fa pensare Con la stessa etimologia di torbato.
ad un informe grumo di pasta, anche in-digesto), deriva dal fatto che questi cilin- TORCHIATA ~ s.f. Percossa, frustata
dretti di farina e patate, ricordano, con un inferta con il torchio (ved. infra tòrchio 2).
briciolo di fantasia, dei graziosi topolini. Si gustano principalmente con il ragù di TORCHIATURA ~ s.f. Vino torchiato,
carne e sono di eccezionale bontà. Per una ottenuto dalla spremitura delle vinacce. completa illustrazione della ricetta e per Per estensione, ‘vino abbastanza aspro e alcune curiosità in proposito, ved. La Pa- non elaborato’ (Pennacchi, La Luna un è più lé, 13: “Se doveo sumina’ la mi’ pastura / o travasa’ un popo’ di torchiatura / stavo TOPI CHE TOSSIN ~ locuz. idiom.
garf. Espressione assai simpatica che allu- Dal lat. turculum ‘torchio’.
de ad una ‘cosa difficile a farsi’.
TÒRCHIO 1 ~ s.m. Strumento di antica
TÒPO 1 ~ s.m. Pezzettino di formaggio
concezione con macine e presse per strin- appena accagliato che si dava ai bambini gere e spremere (in specie le olive). Pen- per farli stare quieti (se state bòni, vi do’ un nacchi impiega il vocabolo nella poesia Il topo (un topetto) di cagio). Il Poli riferisce Togno e il su’ primo amore, 54 per illustrare anche la variante tope o topè. come vorrebbe stringere a sé la sua amata: “Mia cara Uliva, il bene che ti vojo / è cusì la canapa. Torsa’ era l’attività consistente grosso che vorei vini’ / un torchio cume nell’ immergere nell’acqua i mannelli della quelli del frantoio / per podetti striccà TÓRSO (TÓRSOLO) ~ s.m. La pan-
nocchia del granoturco una volta privata dei chicchi. Nella variante torsolo allude al TÒRCHIO 2 ~ s.m. Ramo flessibile, ido-
fusto di alcune piante erbacee (cavolo, lat- neo a legare cesti e capagnate. Il vocabolo tuga) in cui sono impiantate le foglie, una è inserito nella rubrica ‘Parole del dialet- volta che queste siano state tolte. Con la to nostro’ del periodico “La Garfagnana”. medesima parola si indica anche il pezzo Come la cintola e la vetta (di cui è sinoni- centrale di alcuni frutti (mele, pere) che mo) costituiva anche in passato un mezzo dopo esser stati mangiati, specie a morsi, correttivo, da cui torchiata con il significa- to di ‘frustata’ (ved. supra). Con il torchio che non si mangia e si butta via (ved. supra rusicón e infra tursicón). ragazzi autori di qualche grave marachella Dal gr. thòrsos ‘frutto’.
(st’ attento che pijo un torchio).
TÒRTO ~ agg. Storto. È leggermente
TORDÈLLO 1 ~ s.m. Involucro tondeg-
diverso dall’identico vocabolo italiano giante o quadrato di pasta sfoglia, ripie- che allude a qualcosa “sottoposto ad un no in vario modo che si mangia asciutto o in brodo. Curiosamente, nonostante la vicinanza con l’Emilia, il termine tordelli a cerchio” (Devoto-Oli, 2515) poiché torto allude a quelli che al di là dell’Appennino ha il più generico significato di ‘non dirit- vengono chiamati ravioli e viceversa; in to’ riferito, ad esempio, ad un bastone, un Garfagnana infatti, i tordèlli son per lo più pezzo di legno, ovvero di ‘storpio, scianca- ripieni di pan grattato, formaggio, uova e carne, mentre i ravioli (ved. supra) risulta-no riempiti con formaggio, uova, ricotta, TÓRZO ~ agg. Bagnato fradicio. Il voca-
spinaci (o biete) e noce moscata, dunque bolo rientra tra quelli citati come locali da esattamente il significato opposto ai con- cetti emiliani di ‘raviolo’ e ‘tortello’.
Il vocabolo, come l’italiano ‘tortello’ da TORZOLÓN ~ s.m. Volgarone, zotico-
cui deriva, ricorda nella radice la parola ne. La parola è riportata, nella sua raccolta di termini dialettali tipici della Garfagna-na, da Nello Guido Poli che esemplifica ri- TORDÈLLO 2 ~ s.m. Don Baldisseri ci
cordando il detto O s’è signori, o torzoloni dice che questo vocabolo è usato anche nel senso di ‘uomo grasso o non tanto furbo’. TÓSSA ~ s.f. Tosse. Altro caso, come fal-
TORSA’ ~ trans. Coniugato come ama’.
cia, nocia, funa, pulcia ecc. di passaggio di ‘Torsare, mettere in torso’ (Poli), immer- un vocabolo dalla terza declinazione (usci- gere un oggetto nell’acqua; in particolare ta in e) alla prima (con desinenza in a). il verbo era collegato alla lavorazione del- TÓTTO ~ locuz. idiom. garf. Espressio-
Dal lat. volg. trabiculum per il class. ne che si usa rivolgendosi ai bambini, soliti trabicula dimin. di trabs ‘trave’ (Battaglia, mettere le mani dappertutto, con il signi- ficato di ‘non toccare’. Sovente essa viene accompagnata da una leggera percossa, TRACIA ~ s.f. Sorta di veicolo privo di
poco più che una carezza, sulla mano del ruote, costituito da due lunghe assi di legno unite da corde, trascinato da asini, buoi o vacche e impiegato, fino a qualche lustro fa, TOZZO 1 ~ s.m. Pezzo di cibo (special-
per trasportare fieno, legna ed altri prodotti della montagna (Lenzi). Con lo stesso signi- ficato a Corfino si usa traggiól (ved. infra).
Per Mestica, 1931 deriva dal germ. stotz TRACIÓN ~ s.m. Trasandone, maledu-
(ved. supra tocchetto), per Passerini Tosi, cato. Il vocabolo, con questa definizione, è 1585 dal longob. toh ‘stoffa’. Devoto-Oli, contenuto nella raccolta di parole tipiche 2519 suggeriscono un incrocio fra il sett. toc ‘pezzo’ e il tosc. mozzare.
TOZZO 2 ~ s.m. Rimasuglio, scarto di
TRADITORE ~ s.m. Bella parola del
fibre tessili che venivano filate dalle donne per poi ordire tessuti – di poco pregio, ma che in altre zone della valle) che identifica, come attesta O. Bonini, ‘il tappo di legno resistenti – ed ottenere grembiuli, sacchi, per la botte posto in alto ad indicare il stracci. Il periodico “La Garfagnana” men- ziona, come vocabolo tipico locale, tozzi, dando la definizione di ‘stoppa cadente’.
TRAFUGO (DI) ~ avv. Di nascosto, defi-
lato, senza farsi scoprire o accorgere.
TRABALLONI (A) ~ avv. Caracollando,
barcollando (Pennacchi, Ji spicciuli, 18:
TRAGGIÓL ~ s.m. Slitta. la parola sem-
“A traballoni, cun la testa piena, / andai a bra tipica del dialetto di Corfino e Casti- casa a sfogammi cun la Nena”). Con tale espressione si indica anche il modo di camminare tipico degli ubriachi.
TRALEVA’ ~ intrans. Coniugato come
Evidente la derivazione dal verbo tra- ama’. Gonfiarsi più del necessario. Tipico balla’ ‘traballare’, rafforz. di ‘ballare, muo- del pane quando, una volta lievitato, non TRABASCONA ~ s.f. Parola del dialetto
tavoletto, gonfiando più del dovuto: si corfinese, ricordata da Maria Luisa Santini veda la nota esplicativa del verbo, impie- che la traduce come ‘persona che lavora gato da Santini nella poesia Fijoli d’oci, 43: con forza, ma in modo disordinato, arruf- “io nun mi posso move, perché il pan / o mi tralèva, o, se lo lasso, sede”. Come sca- TRABìCCOLO ~ s.m. Scaldino, prete
Si potrebbe ipotizzare, ma è tesi perso- (ved. supra). In questo senso lo menziona nale non sostenuta da prove, una derivazio- ne da extralevare ‘lievitare eccessivamente’.
TRALEVATO ~ agg. partic. Pane troppo
la’ che Palazzi, 1268 fa derivare dal germ. lievitato e meno adatto ad essere messo in trappa ‘laccio’ (conf. Devoto-Oli, 2532).
forno (ved. supra scaganciato).
TRASANDO ~ s.m. Disordine, confu-
TRAMÈZZO ~ avv. In mezzo, fra (Pen-
nacchi, Dumandatelo al Togno, 105: “Tra- Dall’unione dei vocaboli trans e anda- re, propriamente ‘andare oltre’ (Devoto- TRAMPICÓN ~ s.m. Persona che cam-
TRASENDE ~ intrans. Coniugato come
crede’ Urgere. Il verbo è inserito dal perio- dico “La Garfagnana” nella rubrica ‘Parole del dialetto nostro’. O. Bonini precisa che TRAMUTA’ ~ trans. Coniugato come
nella zona di Sillico il verbo viene impie- ama’. Spostare, cambiare di posto. Il ver- gato nel senso di ‘tralasciare, trascurare’.
bo è impiegato anche alla forma riflessiva Maria Luisa Santini lo include nella sua TRASTA ~ s.f. Grosso palo posto di tra-
lista di vocaboli tipici di Corfino, ma a verso nei passi per impedire alle vacche o alle pecore di mutare il percorso prestabi- lito ovvero di andare dove non si voleva si Derivato dall’incrocio fra le parole lat. trans, ‘attraverso, oltre’, e mutare ‘spostare’, Battaglia, XXI, 243 riporta il verbo tra- stare nel significato di ‘frapporsi’ facendo-lo derivare dall’unione dei vocaboli lat. TRAPANÓN ~ s.m. Baruffone, disor-
trans e stare, etimologia applicabile anche riferisce con il significato di ‘persona ma- tavia potrebbe anche derivare da trastum ‘trave orizzontale fra due muri’ (Cortellaz-zo-Marcato, 442).
TRAPELATO ~ agg. Aiutato a cammi-
nare, accompagnato. Così il vocabolo vie-
TRAVOLO ~ s.m. Piccolo rastrello che
ne tradotto dal maestro Poli che lo inseri- serve per spargere le castagne sopra i can- sce nella sua raccolta di termini tipici del nicci del metato (ved. infra trollo).
TREATO ~ s.m. Teatro, luogo ove si
TRAPPOLÓN ~ s.m. Facilone, superfi-
tengono spettacoli drammatici, musicali, ciale; si dice di persona che, nell’eseguire comici. La metatesi rispetto all’italiano ‘teatro’, presente nella parola dialettale, è comune anche in altri dialetti (Pennacchi, riuscita (quel trappolón lì m’ha fatto un Cacciatori d’oggi, 34: “M’avviai verso casa lavoraccio: mé ’un mi rivede!). Il Poli attri- divertito / che gnanco se quel giorno fossi buisce al vocabolo il significato di ‘misti- ito / al treato”). Bonini preferisce invece la dizione italiana, come risulta dalla poesia Dal verbo trappolare ‘intrappolare, Quo vadis?, 52: “Io che al teatro nun ci prendere in trappola’, derivato da ‘trappo- Dal gr. théatron, a sua volta derivato da TREMOLENTE ~ agg. Tremante, per-
sona che trema (per freddo, febbre, paura o altro).
TREBÈSTO ~ s.m. Baccano, confusione,
tramestio.
TREMÒTO (TEREMÒTO) ~ s.m.
Terremoto, forte scuotimento, talvolta
TRÉI ~ agg. num. card. e s.m. Tre. So-
rovinoso, di una parte più o meno vasta prattutto nel gioco delle carte (ma anche del suolo. La Garfagnana è zona sismica e in altre occasioni, quando sono impiegati nel 1920 fu colpita da una violenta scossa tellurica che ebbe il suo epicentro nell’area forma plurale, i dui, i setti, gli otti ecc. (ma quanti setti avevi, mostro?).
no anche morti e feriti. Il ricordo di quel tragico fatto era, fino ad alcuni anni fa (quando vivevano ancora molte persone TREMAJÓLA ~ s.f. Tremarella, agita-
interessate, direttamente o indirettamen- zione convulsa delle membra per il freddo, te, da quell’esperienza), assai presente la paura, la malattia (nel vede’ quel biscio, Dal lat. volg. tremare per il class. treme- pronunciata neppure la parola, evocatrice re (Devoto-Oli, 2546), con metatesi da una di non sopita paura. Si consideri Pennac- radice ter, alla base di ‘terrore’, ‘terribile’ e chi, Risposta a Giovanni Pinagli, 9: “Prima di tutto, perché ài messo in moto / nulla TREMARìN ~ s.m. Rosmarino, arbusto
usato come ‘odore’ (ved. supra) in cucina baccia lì lassala stare, / che ’un j’ venisse nella realizzazione di non poche ricette voja di tornare”. Meno angosciato è lo (Pennacchi, Mangiari di casa noscia, 29: stesso Pennacchi nella poesia Trapianti per “Per faje scumparì un popo’ l’odore / di la pace, 43: “A quelli che…/…quando c’è salvatico, tènlo un pajo d’òre / a bagno in un tremoto o un’alluvión / l’attacchin cun mezzo aceto e mezzo vin / con un rametto La parola deriva, all’evidenza, dal lat. motus terrae, ‘movimento della terra’ con TREMÒCINA ~ s.f. Tramoggia, casset-
ta quadrangolare a pareti inclinate con la bocca più grande del fondo in cui si met- TRE PASSI IN UN MATÓN (FA’) ~
tono il grano o le castagne secche affinché locuz. idiom. garf. Camminare lentissima- finiscano sotto la macina del mulino: una fessura regolabile sul fondo consente di determinare la quantità di prodotto da far TREPPICA’ 1 ~ trans. Coniugato come i
verbi in ‘ca’’. Pestare, calpestare, anche con Dal lat. trimodia ‘misura di tre moggi’ intento vandalico. Non ha invece l’acce- zione traslata della lingua italiana, ove ‘cal-pestare’ può significare anche ‘opprimere, TREMOLENTA ~ s.f. Tremore, trema-
ledere, offendere’ qualcuno o qualcosa (ad Frequent. di treppare ‘scalpitare’ dal- prevede l’assegnazione al massimo di un- l’antic. franc. treper (Battaglia, XXI, 815).
dici punti), saranno tre, se si è posseduta una napoletana, e tre o quattro secondo TREPPICA’ 2 ~ intrans. Lavorare, far
che il giocatore avesse posseduto tre (op- le faccende. Il verbo veniva usato per in- pur quattro) assi, due o tre (ved. anche dicare le donne che erano sempre intente a svolgere indefessamente e instancabil-mente le faccende domestiche (la mi’ moje TRIBOLA’ (TRIBBOLA’) ~ trans. e in-
è là per la cucina ch’ ’un la fa’ mai finita di trans. Coniugato come ama’. Affliggere, far treppica’). (Ved. supra ciabatta’ 2) soffrire, tanto fisicamente che moralmen-te. (Pennacchi, La prutesta, 51: “cume fa TREPPIEDI ~ s.m. Treppiede; griglia,
un’isgraziata / di fiola ch’è occupata / cun tre con tre piedi appunto, per arrostire sulle bambole che già / la fan tanto tribbolà”).
braci polenta, costine, salsiccia, carni o Dal lat. tribulare ‘battere con la correg- gia’ (denom. da tribulum ‘trebbiatrice’) divenuto poi – nel tardo lat. di ambito TRESSÈTTI ~ s.m. Tressette (ma la va-
ecclesiastico – sinonimo di ‘tormentare, riante offerta è presente in Fanfani, 1001); giocatori, divisi in squadre di due ciascu- anche il vocabolo tribulus ‘tribolo’ (ved. na nel quale si distribuiscono dieci carte a infra) dandone la definizione di ‘erbaccia testa. Chi inizia il gioco (che è colui che ha spinosa’ che potrebbe costituire la base preso la mano precedente) sceglie il seme di una diversa etimologia di tribola’ e dei (denari, coppe, bastoni, spade ovvero qua- dri, cuori, fiori, picche) dove giocare e tut-ti gli altri devono ‘rispondere’, cioè giocare TRIBOLATO ~ agg. Pieno di afflizio-
ni, sofferente, così in senso morale come fisico; ammalato (il mi’ marito è a letto, carta più alta, che prende tutte le altre, è il tre, e, a seguire, il due, l’asso, il re, la regina (o donna), il fante, il sette, il sei, il TRìBOLO ~ s.m. Sofferenza, dolore fisi-
cinque, il quattro. I punti si contano som- co o morale, angoscia, tormento, preoccu- mando il valore delle carte (tre, due, re, pazione (la mia vita è tutta un trìbolo). donna e fante valgono ognuna un terzo di Il vocabolo potrebbe costituire una voce punto, l’asso vale un punto da solo, sette, derivata da tribola’, come discendente dal sei, cinque e quattro non hanno alcun va- lat. tribulus, dal gr. trìbolos ‘spina’ (Devo- lore). Un punto spetta poi a chi ha preso to-Oli, 2551); ved. anche supra tribola’.
l’ultima mano. Altri punti (tre) sono dati dal possesso (dichiarato) delle napoletane TRICCIÒLO 1 ~ s.m. Nastro con il qua-
(asso, due e tre dello stesso seme in mano le si cinge la forma o la tròccola (rùzzola) allo stesso giocatore) ovvero dall’avere in per lanciarla nel gioco del tiro. La sua lun- mano tre (o quattro) tre, tre (o quattro) ghezza, precisa il maestro Poli, deve essere due, tre (o quattro) assi: in tal caso i punti tre volte e mezzo la circonferenza di quel aggiuntivi a quelli fatti alla fine dello sfo- glio, secondo il computo prima detto (che TRICCIÒLO 2 ~ Piccola striscia di stof-
identico all’italiano), il vocabolo significa fa, stretta e lunga per legare un pannello ‘smunto, malridotto in cattivo stato di sa- da lavoro o simili; passamaneria (così Bal- lute’ e, in senso traslato, ‘cattivo, ribaldo’. Il termine, poi, può esser impiegato anche con riferimento a cose, nel senso di ‘logo- TRIGAMENA ~ s.f. Complotto, mena.
ro, consunto’ (vistito tristo è espressione Parola contenuta nella raccolta compilata usata per indicare ‘un abito malandato, dal maestro Poli, derivata dall’incrocio di trista, il vocabolo tristo deriva etimologi- TRIGAMENA’ ~ trans. e intrans. Co-
camente dal tardo lat. tristus, mentre ‘tri- ste’, comune pure nel dialetto garf., si fa re. Il Poli, che menziona questo verbo, gli risalire al lat. class. tristis: sembra tuttavia attribuisce altresì il significato di ‘tergi- che anche tristus sia da ricondursi origina- TRISTA ~ agg. Oltre che nel significato
TRITÈLLO ~ s.m. Cosa triturata; in
italiano di ‘triste, afflitta’ per esprimere il genere cosa ridotta in briciole, in piccole quale il dialetto garf. fa ampio uso del co- parti (èvo fatto la torta, ma ’un è vinuta: è mune triste, questo aggettivo ha il senso di ‘malridotta, pallida, magra’. La diffe- Evidente la derivazione da trito.
renza con il significato italiano è minima, ma si riporta questo vocabolo anche per TRITULìN ~ s.m. Pezzettino di qualche
la curiosità di aver una desinenza femmi- cosa. Parola di origine corfinese, presente nile in a, sconosciuta alla lingua italiana, nella raccolta di Maria Luisa Santini.
almeno in quella comune e non raffinata o dotta (Bonini, Cumprimenti, 86: “Ric- TRIVELLA’ ~ trans. Coniugato come
cordo d’èvvi scontra l’altra ’state / ma ama’. Attorcigliare, attorcigliarsi. Il voca- edèrito più andata e assai più trista”). Il bolo, come si può notare, ha un significato termine viene poi usato, nel significato tutto proprio nel dialetto della Garfagna- di ‘logora, consumata, misera’, anche con na ed indica il fenomeno per cui, quando ti), in un’accezione pressoché ignota alla pioggia, il granoturco soffre la sete e le fo- glie si attorcigliano a spirale: l’esperienza Dal lat. tristis nell’accezione di ‘triste’; insegna che in questi casi non ci sono da da trista (femm. del tardo lat. tristus) in fare rosee previsioni per i raccolti; infatti è quella di ‘trista’; probabilmente si tratta comune sentire l’espressione: il formentón, tuttavia di unica derivazione etimologica trivella: sarà una brutta annata.
TRÓCA ~ s.f. Trogolo, mangiatoia, in le-
TRISTO ~ agg. Come visto a proposito
gno o in muratura, per i maiali. La tipica di trista, è aggettivo con significato diver- tróca della Garfagnana è costituita da un so da ‘triste’, dato che nel dialetto della tronco di castagno scavato nel mezzo (la- Garfagnana, più che ‘triste, malinconico’ sciando intatte le estremità) in modo da (concetto per il quale si preferisce triste, creare un semicilindro concavo nel quale si possa versare il pastón e consentire al TROIAIO ~ s.m. Letteralmente porci-
maiale di mangiare introducendovi il gru- le, luogo ove stanno le scrofe (troie). Per gno. Vedasi la figura all’inizio della lettera estensione luogo poco pulito, sudicio, mal ‘T’. In alcune località, ad esempio nella tenuto ed anche persona di aspetto brutto zona di Sillico, il vocabolo è sostituito dal- e sgraziato, ‘donna di cattivi costumi’, con- cetto che si esprime più spesso con la pa- Dall’italiano ‘trogolo’ e questo, a sua rola troia, usata anche in italiano sia pure volta, dal longob. trog (Passerini Tosi, 1628, Palazzi, 1281); Mestica invece pro- Dal lat. (porcus) troianus, porco ripie- pone una derivazione dal gr. trogle ‘caver- no, con allusione al cavallo di Troia che era pieno di uomini armati (Palazzi, 1281).
TRÒCCOLA ~ s.f. Ruota di legno at-
TRÒLLO ~ s.m. Sorta di spazzolone per
torno alla quale si arrotolavano tre giri di tricciolo (ved. supra) che poi veniva non uniforme dalla balla sui cannicci del liberata e lanciata in direzione rettilinea su tracciati casuali o appositamente pre-disposti: si tratta di una variante del tiro TROMBÉTTA ~ s.f. Fiore giallo della
della forma, cui si faceva ricorso quando primula (primula acaulis); il nome deriva la forma non c’era. Con lo stesso signifi- dal fatto che, soffiandoci dentro, emette il suono di una piccola tromba (Lenzi). Ved. cato si poteva sentire il vocabolo rùzzola Da tromba, derivato dall’ant. ted. trum- ba di origine onomatopeica (Borgonovo- TRÒCCOLO ~ s.m. Piccolo pezzo di
TRÓN ~ s.m. Tuono, cupo rimbombo,
re con torchio” (Battaglia, XXI, 388).
più o meno fragoroso, che segue lo scari-carsi dei fulmini.
TROGOLìO ~ s.m. Rumore confuso.
Il vocabolo, impiegato dal narratore del racconto Il pioppo riportato da Venturelli, 170, è illustrato dallo stesso studioso nel TRONA’ ~ intrans. impers. Coniugato
Glossario in calce al volume a pag. 275.
come ama’ (nelle forme che ammette). Tuonare (Ieri ha tronato tutta la notte).
TROGOLÓN ~ s.m. Sudicione, nel
senso di persona che si sporca gli abiti o
TRONATA ~ s.f. Lungo e cupo rumore
imbratta le cose con estrema facilità; la parola è impiegata anche, in senso meno raccolta di parole tipiche del dialetto loca- dispregiativo, con il significato di ‘disor- le il maestro Poli, ‘rovinosa caduta di una dinato’. Più diffusa, e utilizzata anche dai poeti dialettali, è la variante trugiolón (ved. infra).
TRONFIA’ ~ intrans. Coniugato come i
verbi in ‘ia’. Spremersi, impegnarsi, sfor- mologia data per troca, da trog. zarsi, darsi da fare (Santini: Storia vera, 48: “Un pittero avea fatto la nidiata / nel buco TRUGIOLÓNA ~ s.f. Specie di sacco
d’un castagno indutto, indove / a forza di fatto con una coperta, un vecchio lenzuolo tronfia’, ci fece ott’ove”); ved. anche supra o una pezza di tela per contenere, durante la raccolta, fagioli, castagne e cose simili. Il maestro Poli – nell’attribuire al vocabo- lo, compreso nella sua raccolta di termini tipici della Garfagnana, questo significato TRONFIÓN ~ s.m. (ma usato anche al
– precisa che è parola usata nel Comune di femminile). Persona grossa e grassa. Non Careggine. Nel dialetto garf., per così dire ‘comune’, troviamo più spesso taschetto ‘borioso’, tipico della lingua italiana.
TROTTAPIANO ~ s.m. Persona lenta
TRUTÈLLA ~ s.f. Trota, pesce di fiu-
nel procedere come nel lavorare ed anche me con carni squisite; si mangia lessa, in carpione, al forno e fritta, non di rado ac- compagnata dalla polenta. Può raggiunge- dall’unione di due parole antitetiche: il timetri), ma le più ricercate sono quelle trotto è un’andatura spedita, non lenta; un po’ più piccoline, sui 25/30 centimetri, dunque l’avverbio ‘piano’ ha finito con il da cui il diminutivo che, nel dialetto garf., fare aggio sul termine “trottare”.
ha preso ormai il posto del sostantivo di grado positivo. Cfr. Pennacchi, Di pal in TRÙGIOLO ~ s.m. Truciolo, piccola
frasca- Pescatori, 28: “Però la sera, prima di striscia di legno, staccatasi durante la la- rientrà / se vojen porta’ via qualche tru- vorazione del legno con la pialla o con al- tella / devin fa’ una scappata all’Uricchiel- tri attrezzi taglienti. Per estensione anche la” (località delle Alpi Apuane ove è stato ‘i residui minuti della lavorazione di altri realizzato un bel parco naturalistico ed un centro per visitatori, turisti ed amanti del- Da ‘truciolare’ a sua volta derivato dal la montagna e dove esiste – o forse è più lat. volg. tortiolare, iterativo di tortiare che esatto dire esisteva – un laghetto popolato è l’intensivo del class. torquere ‘torcere’ di trote da prendere all’amo e portare a casa, dopo averle pagate a peso n.d.A.).
TRUGIOLÓN ~ agg. e s.m. Disordi-
nato, arruffone, che non mette ordine
TU’ ~ agg. e pron. poss. Tuo, che appartie-
nelle sue cose, sregolato ed anche, avuto ne a te (il tu’ can, la tu’ penna, la tu’ sorella). riguardo all’etimologia (da troca, ‘trogo- Mentre l’aggettivo, alla forma singolare, è lo, mangiatoia per maiali’), ‘sudicione’ e, tronco ed invariabile nel genere, il prono- per estensione, ‘individuo che si lascia me corrispondente (tuo, tua) presenta la forma senza troncamento e si accorda con ti’ (Bonini, Come la pensino le mamme, il sostantivo cui si riferisce (di chi è quel 42: “Oggigiorno, Mari’ le ragazzette / èn bastón? è il tuo! di chi è quella penna? è la pecio cento volte e pecio assa’ / di quelle tua!). Al plurale l’aggettivo tu’ resta per so- trugiolone di civette / che stanno a stru- lito invariato (i tu’ parenti), pur esistendo la forma tui (i tui orari mi fanno impazzi’); anche il femminile, di norma indeclinabile dato tra quelli del dialetto locale dal giorna- (le tu’ sorelle, le tu’cugine), non esclude la le “La Garfagnana” che esemplifica un tuc- forma piana (’un capiscio le tue strambe- cio di fagioli nel significato di ‘un sacchetto’.
rie). Usato quale pronome abbiamo sola-mente tui e tue (di chi ènno questi calzoni? TÙLLORE ~ s.f. plur. Castagne secche
I tui; da quali parti veni? Dalle tue).
cotte in acqua e/o latte. Adriana Gallesi nel suo I mangiari di una volta in Garfagna-na, cit., 13 ne illustra così la ricetta: “(Oc- TUBO ~ s.m. Condotto, cavo di sezione
corre) mollare le castagne secche per due circolare di vario materiale, usato per con- ore nell’acqua perché perdano la pecchia; vogliare liquidi, gas o altro. Se il dialetto metterle quindi a bollire a fuoco lento con garf. non attribuisse al vocabolo altro si- acqua, latte e foglie di alloro per due ore. Si gnificato, non sarebbe stato neppur il caso servono calde o fredde con latte”.
di ricordarlo. Ma non è così; nel linguag- gio dei garfagnini il tubo è un bicchiere alto e cilindrico della capacità di circa 200 di Cortellazzo-Marcato, 447, 448: “Voce centilitri (un tubo di vin). di etimo incerto; tale la considera anche il D.E.I., che menziona anche un pisano TUCCÉTTO ~ s.m. Sacco più piccolo
tullore ‘vivande in uso la vigilia di Natale’, del tuccio (ved. infra), utilizzato per i me- desimi scopi. Nelle Memorie di Ines Rossi, se tillore registrata da Nieri, variante di contenute nel volume di O. Guidi, cit., 35, tigliore e tiglie e, come tale, equivalente al il vocabolo è usato per indicare ‘un piccolo dialettale tiglia ‘la maggior parte della ca- napa, conciata che si fila per farne tela’; si dovrebbe forse intendere che le castagne TUCCHINA ~ s. f. Pavone. Vocabolo del
lessate sono “acconciate” e diventano, in dialetto di Careggine presente nel Glos- sario di Venturelli, 275, che così spiega il significato del titolo di una fiaba da lui TÙN ~ s.m. Gioco per ragazzi, molto
sentita raccontare a Colli di Capricchia e praticato fino ad alcuni lustri fa, ancora registrata nel suo volume di documenti di narrativa popolare toscana a pag. 138 sgg.
di ‘tacchina’, animale abbastanza simile al in questi termini: “i giovani si dividevano in due squadre e quindi si nascondevano nel campo di gioco (una selva, un pode- TUCCIO ~ s.m. Sacco contenente casta-
un bastoncino, simboleggiante un fucile. neccio, grano o mais: nel primo caso si usa Quindi aveva inizio la battaglia, il cui fine quando si va al mulino per la macinatura, era quello di eliminare gli avversari: ciò nel secondo quando si torna indietro, dopo aver ritirato la farina. Quando il sacco è pic- un giocatore dell’altra squadra che, rico- colo si usa il vocabolo tuccetto (ved. supra). In senso traslato il termine indica anche aver premesso l’espressione tùn a simbo- ‘persona bassa e tozza’. Il vocabolo è ricor- leggiare un colpo di fucile. La squadra di cui tutti i componenti fossero stati elimi- TUTTI I DUE ~ Pron. locuz. numer.
Ambedue, entrambi, tutti e due; l’espres-sione dialettale (che si trova nella fiaba Il TURDINA ~ s.f. Tordo, tordo sassello
cavallo di bronzo riportata da Venturelli, (Lenzi), uccello un tempo oggetto di cac- 85) risulta più bella e simpatica di quella cia (oggi, fortunamente, in misura molto TURICÉLLA ~ s.f. Piccola torre; il voca-
TURSICÓN ~ s.m. Torsolo, la parte cen-
bolo, unitamente a tora ‘torre’, si trova nel trale di alcuni frutti (mele, pere) che con- volume più volte citato di Lorenza Rossi, tiene i semi e che in genere non si mangia 66, con la derivazione da torre di cui rap- (ved. supra rusicón e torso).

Source: http://www.garfagnanaidentitaememoria.it/wp-content/uploads/dizionario/t.pdf

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